La radio.
La grande guerra delle frequenze, sopratutto in Itaiia, non pone il punto sul principale problema: il contenuto.
L’ossessione dei numeri, da anni, polverizza la ricerca, compromette la sperimentazione e appiattisce il mercato.
E cosi mentre il mondo si evolve e si connette, grazie alla rete, offrendo novità editoriali, coerenza, target, brand e nuove storie, l’Italia rimane relegata ad una vecchia concezione della radio. Si parla del digitale come di qualcosa che “dovrebbe arrivare”, ma il digitale è già qui e non può essere rappresentato dal DAB con i suoi grandi limiti. E’la rete la grande chance che nessuno può pensare di gestire o controllare, per fortuna. E allora la velocità del progresso e la curiosità dell’utenza, sempre più dinamica, è in totale conflitto con la pigrizia e la mancanza di visione delle stazioni italiane ancorate al passato e chiuse nei confini territoriali.
La questione potrà rimanere stabile fino a quando non cambierà l’approccio alla modalità d’ascolto. La tendenza, con relativa emulazione supportata dai social, renderà, in tempi rapidissimi, il sistema attuale obsoleto e vintage.
Scoprire il mondo delle app e dello streaming, ad una qualità altissima, potrà affascinare l’ascoltatore rendendolo attore consapevole di questo cambiamento coinvolto dai nuovi media e dalle nuove collettività che andranno formadosi. Un pò come successe con le radio “libere” al tempo del monopolio. Nessun provvedimento di legge e nessuna strategia della radio di Stato, all’epoca, riuscì a reprimere quello slancio: la libertà ha sempre più fascino dell’imposizione.
Negli ultimi anni molte professioni ed aziende, apparentemente sicure, sono “evaporate” e solo quelle più evolute e coraggiose hanno ritrovato vigore.
E allora forse è ora di cambiare prospettiva e rendersi conto che non si può ignorare il mondo e la sua evoluzione chiudendosi all’interno dei confini italiani. Investire ancora in acquisto di vecchie postazioni o per supportare limitate tecnologie, mentre la rete incalza, renderà alquanto diffcile potersi garantire lo stesso spazio nell’immediato domani.
Bisogna evocare il coraggio, l’impresa era tale perchè testava e non temeva di andare in controtendenza.
Bisognerà trasformare le redazioni in laboratori di ricerca, puntare sull’emozione per ridare vita ed energia al settore.
Il futuro? progetti smart con vere novità. Sintonie? Empatie. E su che frequenza? La stessa tua.
roberto barone